Mobility Manager: cosa rappresenta per la sicurezza del trasporto persone?

9 Set, 21Primo piano, Auto, Bus, Leggi e modifiche

Il 4 agosto è uscito il Decreto Ministeriale che regolamenta il Piano degli spostamenti casa-lavoro (PSCL) e la figura del Mobility Manager che sarà obbligatoria a partire dal 31 Dicembre 2021 per tutte le aziende con 100 dipendenti e per i Comuni con oltre 50000 abitanti.

 

Vediamo in concreto in cosa consiste questa figura, secondo le linee guida emanate dal governo:

“Il mobility management è l’insieme delle iniziative che ciascun Ente, sia pubblico che privato, pone in essere per gestire la mobilità dei propri lavoratori, con particolare attenzione agli spostamenti sistematici casa-lavoro-casa. Figura di riferimento per l’implementazione delle suddette iniziative è il mobility manager la cui attività è volta a promuovere forme di mobilità sostenibili, da un punto di vista ambientale, economico e sociale, e il conseguente cambiamento degli atteggiamenti e delle abitudini degli utenti.”

Nasce con il decreto Ronchi del 1998, come obbligo per realtà con oltre 300 dipendenti. Rimane però sulla carta in quanto la maggior parte delle aziende non inserisce questa figura.
Oggi con il decreto, cambiano i termini: l’obbligo per aziende o enti pubblici con più di 100 dipendenti, ubicate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia o in un Comune con popolazione superiore a 50 mila.
Entro il 31 dicembre di ogni anno dovranno predisporre un PSCL (piano degli spostamenti casa- lavoro) dei propri dipendenti e nominare il responsabile della mobilità aziendale.
Lo scopo originale dell’introduzione della figura del mobility manager era ridurre l’impatto ambientale, promuovendo l’uso del trasporto pubblico e riducendo l’utilizzo di mezzi privati.
Nell’attuale panorama di emergenza COVID-19, in cui l’uso di singoli mezzi privati per gli spostamenti casa-lavoro sta aumentando, ecco che la figura del mobility manager si “evolve”, diventando (a quanto pare) indispensabile per aziende di dimensioni minori rispetto a quanto indicato nel decreto originale e divenendo parte fondamentale nella risoluzione di problemi come il traffico eccessivo e la prevenzione dei contagi sui mezzi pubblici.

 

Ma in concreto, come funziona?

Un fondo da 50 milioni di euro gestito dal ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili per favorire la mobilità sostenibile e in particolare per sostenere il lavoro dei mobility manager.
Tra i vari compiti (alcuni assai ardui) del mobility manager c’è anche quello di organizzare un efficiente PSCL (piano spostamenti casa lavoro). 35 Milioni per promuovere il pooling, il taxi collettivo, i servizi dedicati (se non altro si inizia a parlarne) e poi biciclette e perfino a piedi! Vai a sapere perché serva un manager che convinca qualcuno a fare qualche centinaia di metri a piedi o come fa a convincerlo quando diventano chilometri.

Peraltro 35 milioni per la mobilità “efficiente” a fronte dei circa 13 miliardi di euro che ogni anno lo Stato eroga per il Trasporto Pubblico Locale rendono l’idea di quanto siano spuntate queste lance.

Infine restano 15 milioni per gli istituti scolastici. Qui siamo al paradosso. Da un lato non vi è stata alcuna variazione nella predisposizione dei trasporti alla riapertura degli istituti con la totale discrezionalità delle agenzie provinciale nella gestione dei fondi, del supporto coi mezzi NCC o del ricorso allo scaglionamento degli ingressi con tutte le conseguenze del caso. Dall’altro i mobility manager scolastici devono puntare su altri inglesismi: pooling, sharing, tutte modalità che interessano servizi offerti da multinazionali o che rientrano nella sfera del privato.

Ci chiediamo quindi quale sia la logica. Quella di migliorare la qualità degli spostamenti di molte persone o di qualche Comune/Azienda? Ci sono i Suap per accorpare i piccoli comuni, perché non dare ad esempio a piccole aziende limitrofe di condividere un mobility manger?
Mettere 7/15/30/50 ragazzi su unico veicolo da casa a scuola togliendoli da diversi mezzi pubblici o dalle auto dei genitori è sicuramente SOSTENIBILE, ma allo stesso tempo siamo nel mezzo della polemica (e la costrizione) sul green pass e non crediamo che serva incentivare la mobilità privata senza tracciamento e controlli.
Inoltre, qualcuno ha pensato ai profili assicurativi dei veicoli usati in pooling?

 

Le nostre conclusioni

I fondi per il trasporto pubblico locale sono, di fatto, rimasti nelle mani delle agenzie del TPL con le regioni a gestire il passaggio dallo stato centrale. Se non si interrompe questa pratica che lascia la totale discrezionalità nelle mani delle agenzie che possono decidere se, come spendere e dove destinare le risorse, il Mobility Manager resterà solo un’idea non concretizzata e il trasporto gestito con la stessa schizofrenia sotto gli occhi di tutti fin dalla prima ondata.

A seconda del luogo vedremo mezzi pubblici sovraffollati e mezzi semivuoti supportati da altri mezzi privati anch’essi semivuoti. Vedremo studenti che entreranno tutti insieme a scuola e altri che saranno costretti a fare più turni per consentire ai bus urbani di fare più giri assicurandosi extra fatturato.
Del resto i loro rappresentanti l’hanno detto chiaramente: servizi dedicati agli studenti toglierebbero utenza dai mezzi pubblici.
Anche se inopportuna non facciamo fatica a comprendere la tutela degli interessi economici dei gestori. Ma lo Stato persegue gli stessi obiettivi?

Avevamo accolto con favore l’annuncio di una “regia nazionale” come elemento di discontinuità col governo precedente. Speravamo di poterci lasciare alle spalle le enormi differenze tra le varie gestioni regionali e provinciali. Purtroppo però, come spesso accade, l’annuncio è rimasto sulla carta e nella pratica si è tradotto nella figura del Mobility Manager che oggettivamente a nostro parere, non sposta granché.

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