Consiglio dei ministri. “Oggi il Governo, riconoscendo le difficoltà del settore e dando seguito alle nostre plurime richieste, ha dato vita ad un percorso che decidiamo di intraprendere con serietà, per dimostrare che la categoria trasporto non di linea non può essere ostaggio di interventi urgenti, disarticolati e di parte”.
Superata la comprensibile euforia per un risultato importante raggiunto dalla Categoria NCC per cui Sistema Trasporti è orgogliosa di aver contribuito in prima linea, proviamo a cercare di interpretare la delega appena avocata a sé dal Governo Draghi.
Partiamo proprio da qui, si tratta di una delega quindi ad oggi non cambia assolutamente niente nella normativa che disciplina l’NCC, la nota Legge 21/92 sciaguratamente sfigurata dall’intervento occorso durante il Governo Conte 1.
Dunque il Governo in carica si è dato 6 mesi per mettere mano alla legge quadro, di fatto quindi, dando ragione a chi, come noi, denuncia da anni l’insostenibilità di alcuni obblighi e nel noto ormai articolo 7 ci anticipa gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Come è da nostro costume ci concentreremo esclusivamente sugli aspetti che riguardano gli NCC, anche se la controparte taxi certamente non userà la stessa cortesia.
E’ chiaro che la seguente analisi mette insieme il decreto concorrenza con i vari interventi di Sistema Trasporti attraverso documenti, agenzie di stampa, articoli pubblicati sui principali quotidiani, interventi c/o vari parlamentari e Ministero dei Trasporti.
Vediamo insieme questo articolo 7 a partire dal comma 2
Alla lettera a) per la prima volta, un Governo fa riferimento al diritto alla mobilità che si deve anche a chi si avvale del Trasporto Pubblico non di linea, ovvero gli NCC. Questo potrebbe essere un riferimento alla battaglia contro la schizofrenia degli enti locali nella gestione delle ZTL. Non c’è un Comune che abbia la stessa tariffa di accesso per i bus turistici così come raramente due Comuni hanno lo stesso regolamento per l’accesso alle preferenziali per l’NCC vettura nonostante l’art. 11 della Legge in vigore autorizzi a monte e sia una potestà che i sindaci non hanno mai avuto ma che si sono presi. Pratica arrivata ad una esasperazione in cui addirittura sono sempre di più i comuni che pretendono un pagamento e/o una comunicazione preventiva. Giacché non è sempre possibile conoscere in anticipo gli spostamenti dei passeggeri si viene a limitare il diritto alla mobilità.
Alla lettera B si parla di piattaforme tecnologiche, di applicazioni web. Nulla di strano per noi, qualsiasi tipo di intervento, regolamentazione fino all’impianto sanzionatorio rendono necessaria una norma che oggi non c’è o non è sufficiente. Fingere che non esistano o che se ne vadano da soli, fin qui non si è dimostrata una strategia efficace per chi l’ha perseguita.
Proseguendo, alla C ci sono vari mondi possibili dietro alle buone intenzioni di ridurre gli adempimenti burocratici, razionalizzare i vincoli territoriali, tenendo conto della sentenza della Corte Costituzionale. Ad esempio la corte ha definito congruo un ambito provinciale per l’operatività degli NCC, ma sappiamo che le città metropolitane sono lontane dal completamento della transizione dalle province.
Con un piccolo salto in avanti poi, alla lettera F è prevista una armonizzazione delle competenze comunali e regionali con l’obiettivo di uno standard nazionale. Qui, a noi, non può che venire in mente la nostra proposta di riforma di legge che mette al centro proprio le regioni dato che questo obiettivo è irraggiungibile se la categoria deve continuare a rispondere a 8000 regolamenti comunali e non crediamo sia una coincidenza.
Se la scelta consapevole del servizio auspicata alla lettera E, significa dare un senso alla distinzione tra utenza indifferenziata e specifica che identifica rispettivamente l’offerta taxi ed NCC e conseguentemente uno stop alle reciproche invasioni di campo, non potremmo che essere d’accordo.
Infine quello che è forse il punto principale, almeno dal nostro punto di vista è quello previsto alla lettera G che citiamo: “Adeguamento del sistema sanzionatorio per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione…”
Qui la parola chiave è proporzionate. Peraltro, la proporzionalità della sanzione è un principio costituzionale ma anche in questo caso è la prima volta che un Governo la ritiene necessaria nel nostro settore.
Una delle principali battaglie affrontate da Sistema Trasporti negli ultimi 10 anni e un seguito concreto all’accoglimento degli ordini del giorno che impegnavano il governo ad intervenire sull’art. 85/4 del codice della strada.
Non è accettabile poiché non ha alcun senso avere un’unica sanzione di almeno 60 giorni di fermo amministrativo a prescindere dalla violazione. Senza distinzione tra chi ha autorizzazioni e chi è totalmente abusivo. Tra chi ha scordato o sbagliato un foglio di servizio (per chi se lo chiede il Governo non lo nomina) e chi circola magari da mesi senza assicurazione. Il fermo di un’azienda (magari individuale in una famiglia monoreddito) per una violazione formale è un lusso o meglio un capriccio che il Paese non può più permettersi e che non è previsto per nessun’altra attività di beni o servizi. E’ arrivato il momento di riportare l’NCC nell’alveo della normalità, di farlo uscire dalla persecuzione e dalle vessazioni che per troppi anni abbiamo dovuto subire.
Ci auguriamo di non sprecare quest’altra occasione con incomprensibili divisioni o interessi di giardino. C’è un treno in corsa e se perdiamo anche questo, non sappiamo se e quando ne passerà un altro.
Francesco Artusa
Presidente Nazionale Sistema Trasporti
Foto dal web: Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana